Trasformare una ferita pubblica in un potente manifesto per tutte noi donne
Ci sono storie che finiscono sotto i riflettori per i motivi sbagliati. Storie di umiliazioni, di ferite esposte davanti a un pubblico famelico, di vite private date in pasto ai social. Quella di Cristina Seymandi è una di queste. Molti ricorderanno il video di una proposta di matrimonio trasformatasi in un atto d’accusa pubblico, un momento di fragilità estrema diventato virale. Ma è ciò che è accaduto dopo che definisce la vera statura di una persona. Ed è proprio da quella “valanga di fango”, come la definisce lei stessa, ma che io definirei con un diverso sostantivo , che nasce un libro potente, questo: “Antifragile si diventa”.
Ho avuto modo di leggerlo, spedito in redazione direttamente da Cristina; pagine intense di questa che non è solo un’autobiografia, ma un vero e proprio inno di rinascita. E ve lo dico con la passione di chi ama le storie di rivincita: mettete da parte il gossip, perché qui si parla di qualcosa che tocca le corde più profonde dell’esperienza di noi donne.
Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti. Non “resilienti”, badate bene. La resilienza è la capacità di assorbire un urto e tornare come prima. L’antifragilità, concetto preso in prestito dal filosofo Nassim Taleb, è molto di più: è la capacità di trarre vantaggio dal caos, di usare le fratture non per ripararsi, ma per ricostruirsi più forti, più consapevoli, più magnificamente se stesse.
Fin dalla dedica, “A tutte le donne”, Cristina mette in chiaro che la sua storia personale è un pretesto per parlare a tutte noi. A chiunque si sia sentita almeno una volta tradita, umiliata, giudicata. A chiunque abbia visto i propri sogni o la propria reputazione andare in frantumi per la cattiveria altrui o per un destino avverso.
“Quel giorno di luglio la mia vita è andata in frantumi”, scrive senza filtri. E in quella frase c’è un’onestà disarmante che crea un’immediata sorellanza. Quante di noi, pur senza un video virale e l’esposizione mediatica, hanno vissuto il proprio “giorno di luglio”?
La forza di questo libro, almeno a giudicare dal suo incipit folgorante, non sta nel racconto del dolore, ma nella cronaca lucida e determinata della reazione. L’autrice non si piange addosso. Descrive la scelta, consapevole e feroce, di non lasciarsi definire dal ruolo di vittima che la narrazione pubblica le aveva cucito addosso.
“Antifragile si diventa” non ha l’ambizione di essere l’esempio da seguire, ma piuttosto una bussola per tutte coloro che vogliono smettere di subire e iniziare a prosperare. Con il suo motto “Pensa, agisci e prospera”, il libro ci aiuta a trasformare il veleno in medicina, le cicatrici in punti di forza.
Se cercate una storia vera, incoraggiante, da leggere sotto l’ombrellone, che vi ricordi che nessuna caduta è definitiva e che dentro ogni donna si nasconde una forza che nemmeno immagina di possedere, allora questo libro è per voi oltre che per me. Non è la cronaca di uno scandalo, ma il manifesto di una rinascita. Una lettura che non è solo una storia, ma uno specchio e un’ispirazione. Un invito a scoprire che, sì, fragili si può nascere, ma antifragili è una scelta che si impara.