Breve articolo che offre una panoramica equilibrata sull'amniocentesi e la villocentesi, includendo informazioni sulle nuove alternative come il test del DNA fetale
Prima di addentrarci nell’argomento dell’amniocentesi e della villocentesi, è fondamentale premettere che questo articolo ha uno scopo esclusivamente informativo. Non intende in alcun modo sostituirsi al parere medico o influenzare le vostre decisioni personali riguardo agli esami prenatali.
Ogni gravidanza è unica, e le scelte relative agli esami diagnostici devono essere prese in consultazione con il proprio ginecologo o ostetrica di fiducia. Solo questi professionisti, che conoscono la vostra storia clinica e le specificità della vostra gravidanza, possono fornire consigli personalizzati e appropriati.
Il nostro obiettivo è semplicemente quello di offrire una panoramica generale su questi esami, per aiutarvi a comprendere meglio l’argomento ed eventualmente a formulare domande più consapevoli durante le vostre visite mediche.
Ricordate sempre: questo articolo non costituisce una raccomandazione a favore o contro questi esami. È solo uno strumento per aumentare la vostra conoscenza su un tema che potrebbe essere discusso durante il vostro percorso di gravidanza. Pertanto, vi invitiamo a leggere queste informazioni con spirito critico e a discutere sempre ogni dubbio o domanda con il vostro medico di fiducia.
Iniziamo dicendo che è importante sottolineare che nessun esame è obbligatorio in gravidanza. La decisione di sottoporsi a questi test spetta sempre alla mamma, in accordo con il proprio medico.
Cos’è l’Amniocentesi e la Villocentesi?
Questi sono esami diagnostici invasivi che permettono di rilevare eventuali anomalie cromosomiche nel feto, come la sindrome di Down.
-L’amniocentesi si effettua tra la 15ª e la 18ª settimana di gravidanza.
-La villocentesi si esegue più precocemente, tra la 11ª e la 13ª settimana.
Entrambe le procedure prevedono il prelievo di un campione (liquido amniotico o villi coriali) attraverso un ago inserito nell’addome materno. In passato, questi esami erano raccomandati a tutte le donne poco più che trentenni. Oggi, l’approccio è più personalizzato.
Tuttavia è bene sottolineare che il rischio di avere un bambino con sindrome di Down per una donna di 36 anni è stimato intorno a 1 su 300, e questo rischio aumenta con l’avanzare dell’età materna.
Essendo esami invasivi, comportano alcuni rischi: Il più serio è la perdita della gravidanza (0,3-0,5% dei casi). Rischi “minori” includono contrazioni, perdite di sangue o infezioni.
Cosa possono diagnosticare questi esami?
Questi esami sono molto accurati per le malattie cromosomiche, ma è importante tenere bene a mente che:
- Non rilevano tutte le possibili anomalie fetali.
- Alcune condizioni possono essere identificate solo con l’ecografia.
- Altre malattie purtroppo non possono essere previste durante la gravidanza.
Per le mamme che preferiscono evitare procedure invasive, esiste ora un’alternativa:
Il test del DNA fetale.
- Si effettua con un semplice prelievo di sangue materno.
- Può essere eseguito già dalla 10ª settimana di gravidanza.
- Offre una valutazione del rischio per le principali anomalie cromosomiche.
Tuttavia, è importante notare che non è un test diagnostico definitivo come l’amniocentesi e la villocentesi e in caso di risultato positivo, sarà necessario confermare con un test invasivo. Inoltre, attualmente in Italia è disponibile solo in strutture private e ha costi significativi.
Se avete domande o preoccupazioni, non esitate a parlarne con il vostro ginecologo.