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Intervista a Claudia Campisi

Da madre e da psicologa, ritengo che il primo passo per essere d'aiuto ai nostri ragazzi sia quello di "esserci"

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Psicologa, Business & Career Coach, HR e autrice di libri e contenuti per il web.

Claudia Campisi si definisce una psicologa clinica prestata al mondo del lavoro che ama guidare i suoi compagni di viaggio nelle scelte di vita e trasformazione personale e lavorativa. 

I temi che affronta riguardano: l’autostima, la resilizienza, la gestione del tempo, il professional networking ma anche sviluppo di carriera, marketing e personal branding per psicologi.

Mamma di due splendidi bambini e 2 Beagle. Nomade per Amore e poi per lavoro. Isolana, originaria di Palermo, oggi vive temporaneamente a Marsala ma arriva da 4 anni di Villafranca di Verona, 10 anni di vita e lavoro nella meravigliosa città di Firenze.

Adora viaggiare, leggere e ascoltare chi ha voglia e piacere di raccontarsi. Se fosse un libro sarebbe una guida pratica…

L’abbiamo intervistata, ecco cosa ci ha risposto.

Parlando di rapporto tra scuola e ragazzi,  come possono i genitori aiutare i loro figli a gestire le difficoltà a scuola, come i problemi con i compagni di classe e le difficoltà di apprendimento?

Da madre e da psicologa, ritengo che il primo passo per essere d’aiuto ai nostri ragazzi sia quello di “esserci”. Provando a modulare la nostra presenza in base alle necessità dei nostri figli. Lasciarli liberi di fare le loro esperienze con la rassicurante consapevolezza di avere al bisogno un punto di riferimento disponibile, responsivo, accogliente: i genitori. Cercando di evitare di anticipare “risposte” e/o richieste d’aiuto ma al contrario si può scegliere di esprimere una sincera disponibilità all’ascolto “senza giudizio”. Ogni età vede impegnati i nostri ragazzi in compiti ed obiettivi evolutivi, a noi genitori il ruolo più che altro di facilitare il naturale fluire di un percorso che non è caratterizzato esclusivamente da criticità ma anche da opportunità di crescita personale preziose.

I genitori come possono supportare i loro figli adolescenti nella costruzione di relazioni sane e positive con i loro pari?

Aiutare i propri figli a creare rapporti costruttivi, sani, nutrienti rientra tra i compiti genitoriali. Possiamo ricorrere ad uno strumento molto potente, che è l’esempio, efficace anche quando si parla di relazioni. Incoraggiare i ragazzi alla socializzazione non è sempre sufficiente ma possiamo intervenire su più fronti stimolando il contatto con i pari in situazioni differenti: sport, hobby, frequentazioni della rete amicale o familiare. Io amo definire questo aspetto del ruolo genitoriale: “diventare i pr dei nostri figli”. L’importante è rimanere sempre nel ruolo di facilitatori e non sostituirci con iniziative e azioni non richieste, non concordate.

Bullismo, insicurezze, ansia, stress. Tematiche diverse ma sovente correlate, come si aiutano gli adolescenti a superarle?

L’aiuto più prezioso in situazioni critiche, per quanto diverse per risvolti emotivi e di sicurezza psicologica, rimane quello di “essere accanto” ai nostri ragazzi. Attenti, pronti ad offrire il proprio aiuto di qualunque sia la natura: un abbraccio, ascolto, andare insieme da uno psicologo e ricorrere pertanto ad un supporto esterno. Può essere utile mantenere un ascolto equilibrato, volto ad evitare eccessi di qualunque genere nella valutazione della situazione. Nel dubbio meglio confrontarsi subito con un professionista e farsi rassicurare da chi è più lucido e competente specificamente in questa materia.

Non di rado si verificano casi di suicidio tra i ragazzi, a volte dovuti a stupide sfide “social” e altre volte a depressione. Qual è la sua opinione in merito? Come può soffrire di depressione un ragazzino?

E’ fondamentale distinguere le situazioni di pericolo in cui un ragazzo può rimanere coinvolto a partire dalle cosiddette “challenge” o sfide social e il rischio suicidario. Sono due temi che possono riguardare gli adolescenti ma con storie e risorse psicologiche personali ben diverse. Chi partecipa alle sfide social è probabilmente spinto sia dal bisogno di mettere alla prova i propri “limiti” ma anche dal meccanismo di emulazione o dal bisogno, non ultimo, di sentirsi parte del gruppo dei pari. Regolare l’utilizzo del web e delle piattaforme social rientra tra le azioni volte a tutalare la sicurezza dei nostri figli, spesso non solo di natura psicologica. Per quanto riguarda la diffusione della depressione tra gli adolescenti confermo che esistono dati e ricerche che supportano la diagnosi precoce di questo disagio psichico. Le cause che potremmo individuare come scatenanti sono scritte nella storia di vita e familiare del ragazzo:
– Difficoltà nel processo di costruzione di una propria identità, con conseguente criticità nella separazione dalle figure genitoriali;
– Presenza di depressione all’interno della famiglia d’origine;
– Trascuratezza ad opera delle figure di riferimento;
– Insicurezza ed eccessiva dipendenza dagli altri significativi;
– Senso di inadeguatezza.

Come in tutte le storie di fragilità è importante poter intervenire in modo tempestivo riconosciuti i primi segnali di disagio e di malessere.

Quali sono i modi migliori per i genitori di comunicare con i loro figli adolescenti?

Per comunicare efficacemente con i nostri ragazzi è fondamentale partire da un ascolto attento, dedicato, privo di giudizi. Potrebbe essere utile:
– Rispettare i loro tempi e non forzarli al dialogo ma mostrarsi disponibili;
– Lasciar guidare a loro la conversazione senza incalzare con domande che prevedono una risposta chiusa (sì/no);
– Per dar prova di ascolto è possibile “riformulare” parte del loro discorso per verificare con loro di aver capito correttamente senza aggiungere pezzettini nostri o interpretare;
– Non completare le loro frasi…lasciamoli parlare
– Ascoltiamo e accogliamo anche i loro silenzi
– I protagonisti sono loro…evitiamo di aprire l’album dei ricordi proponendogli continui paragoni, aneddoti, storie. State sul presente!
– Se ascoltate qualcosa che vi addolora o vi procura rabbia o qualsiasi altra emozione forte prendete tempo, controllatevi ed in caso concentratevi sull’ascolto e rimandate qualunque risposta.

Se desideriamo che i nostri ragazzi non cedano all’impulsività occorre dare il buon esempio. Non ci sono formule magiche. L’importante è non perdere di vista l’obiettivo: creare e mantenere nel tempo un dialogo aperto con i nostri ragazzi.

Rimanendo sulla comunicazione tra genitori e figli, come bisognerebbe affrontare argomenti difficili come una separazione?

Qualsiasi tema difficile, come ad esempio una separazione, dovrebbe essere affrontato tenendo bene in mente le risorse personali dei ragazzi. Modulando e scegliendo toni adeguati, contenuti e il momento più adatto. Non bisogna mai perdere di vista la loro età, il peso che una situazione delicata, dolorosa potrebbe avere su di loro. Sono adolescenti non bambini ma neanche adulti. Come genitori il nostro compito è quello di proteggerli e di fornire loro gli strumenti utili per facilitare la loro crescita personale.

In che modo i problemi in famiglia possono influire sulle relazioni amorose dei figli?

Gli schemi relazionali di un adulto sono il risultato delle esperienze maturate all’interno della propria rete di riferimento, in primis quella familiare. La coppia genitoriale è indubbiamente un modello, ma non è l’unico, anche se per molti anni è il più importante. La buona notizia è che è possibile rivedere i propri schemi relazionali sia nell’incontro con l’Altro ma anche all’interno di percorsi di psicoterapia.

Sesso in età preadolescenziale, primi amori, prime difficoltà. I genitori ma anche gli insegnanti, come dovrebbero trattare l’argomento per preparare al meglio i più giovani? e da quale età si dovrebbe iniziare a parlarne?

Sul tema sessualità è importante distinguere il ruolo genitoriale da quello assunto dall’istituzione scolastica. Nel caso dei genitori è utile mostrarsi aperti e disponibili al dialogo ma non obbligare i propri figli a parlare di un tema che divide per sensibilità spesso diverse. Bisogna farsi trovare pronti e a disposizione, non giudicanti, neutrali rispetto al tema, inclini ad un ascolto privo di giudizio. Se i ragazzi sono curiosi e spigliati nel rivolgere delle domande diventa opportuno non banalizzare. Un suggerimento potrebbe essere quello di affrontare il tema mantenendosi nella sfera delle emozioni e della disponibilità per qualsiasi tipo di supporto necessario. Alla scuola, al contrario, il compito di stimolare il confronto e di farlo sfruttando l’assetto di gruppo tipico della dimensione classe. Si può, infatti, parlare di sesso dal punto di vista biologico, sociale nell’ambito dell’educazione civica, dell’amore come parte integrante di una relazione matura. Con obiettivi e contenuti diversi si potrebbe introdurre il tema già in quarta elementare. Per evitare che i bambini traggano in autonomia informazioni distorte e disfunzionali dal web o da pari precoci.

Se potesse, che suggerimento darebbe all’attuale Ministro della Cultura?

Il mio suggerimento per l’attuale Ministro della Cultura è orientato a ottenere un’attenzione maggiore al benessere psicologico già in tenera età.
Come?
Non solo attraverso programmi di prevenzione (rischio suicidario, dipendenze, etc.) ma anche con programmi psico-educativi volti a potenziare le competenze personali e relazionali dei nostri ragazzi.

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