Camilla Fezzi chi è? Scopriamolo assieme in questo racconto entusiasmante

Dal prestigioso California Institute of Technology, conosciamo meglio questa straordinaria ragazza veneta.
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Una giovane donna che ci rende orgogliose di essere italiane

Ci sono storie che meritano di essere raccontate, storie che hanno il potere di ispirare e di mostrare come i sogni, anche quelli che sembrano impossibili, possano diventare realtà. La storia che vogliamo condividere oggi con voi, care lettrici, è quella di Camilla, una giovane veronese che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare in una lunga conversazione attraverso il web, direttamente dalla sua stanza nel prestigioso California Institute of Technology (Caltech).

Sin dai primi istanti della nostra chiacchierata, la voce di Camilla trasuda un’energia contagiosa, una vitalità disarmante. Ci confessa di fare un po’ fatica a parlare italiano, dopo tanto tempo passato a comunicare principalmente in inglese. Questa piccola e simpatica ammissione, fatta con spontaneità e un pizzico di imbarazzo, è il preludio di un racconto che ci ha davvero colpiti e che in breve vi riportiamo in queste poche righe.

La storia di Camilla inizia a Verona, in una famiglia che definisce “estremamente unita”. Figlia di Giovanna e Giulio, e sorella minore di Matteo (che oggi studia scienze della comunicazione a Milano), Camilla si descrive come una bambina dall’energia inesauribile. “Ero, anzi sono, iperattiva”, ci racconta ridendo, “non riesco proprio a stare ferma. È una continua attività, tanto che i miei genitori erano sempre disperati. Mi dicevano ‘Camilla basta, riposa’, ma non ce la faccio, è più forte di me”. Quella che poteva sembrare una caratteristica problematica si è rivelata invece il motore propulsivo della sua vita.

L’energia traboccante di Camilla ha trovato il suo primo sbocco naturale nello sport, in un percorso tanto vario quanto intenso. “Ho sempre amato tantissimo lo sport, ogni tipo di sport”, ci racconta con entusiasmo. Ha iniziato con una combinazione insolita: danza classica e basket, praticati contemporaneamente per sei-sette anni. Una scelta che già faceva presagire la sua capacità di abbracciare mondi apparentemente inconciliabili. Successivamente, si è dedicata al tennis a livello agonistico, fino a quando una frattura non ha interrotto bruscamente questo percorso. Ma è proprio nei momenti di difficoltà che spesso si nascondono le più grandi opportunità. A 15 anni, Camilla si avvicina all’equitazione, inizialmente come forma di ipo-terapia. “Mi ricordo che la prima volta che sono salita su un cavallo”, ci racconta con voce emozionata, “è stato come se l’avessi fatto da sempre. È stata una connessione straordinaria”. Quella che doveva essere una semplice terapia si è trasformata in una passione profonda, portandola a raggiungere livelli sorprendentemente alti in poco tempo.

Il racconto di Camilla si fa più intenso quando tocca il tema della famiglia. Nonostante i genitori fossero spesso assenti per lavoro e lei restasse con la preziosa tata, hanno saputo trasmetterle valori fondamentali: l’importanza del lavoro, della fatica, della dedizione. “Devo sempre ringraziarli”, ci dice, “per questa famiglia unita che abbiamo avuto. Con mio fratello che mi ha sempre supportato anche nei momenti più difficili”. E di momenti difficili ce ne sono stati.

La parte più toccante del nostro dialogo arriva quando Camilla affronta il tema delle relazioni sociali. “Gli amici sono stati un po’ un argomento tabù per me”, ammette con una franchezza che colpisce. “Ho sempre fatto fatica ad aprirmi con le persone. Le volte che magari mi aprivo, non riuscivo a trovare un riscontro da parte degli altri. A un certo punto, mi sono un po’ lasciata nel mio mondo”. Una situazione che molte mamme riconosceranno nei propri figli adolescenti, e che rende ancora più straordinario il suo successivo percorso.

Il momento di svolta nella vita di Camilla arriva durante il periodo del Covid. Studentessa del liceo classico (“perché come dice mio fratello, nella vita non so scegliere”, scherza), ha sempre amato le materie scientifiche. Ma è stato durante lo studio della genetica che ha avuto quello che lei definisce “un colpo di fulmine”. “Entrambi i miei genitori lavorano nel settore economico”, ci spiega, “quindi fin da piccolina ritenevo che sarei entrata nel settore economico. Ma è stata la pandemia a cambiarmi, insieme alla sensazione di avere necessità di aiutare gli altri in qualche modo”.

Oggi Camilla vive una vita che definisce da film nel campus di Caltech. Si sveglia alle sei del mattino, alterna lezioni a laboratori, trova il tempo per l’equitazione e per scrivere una colonna filosofica sul giornale dell’università. “Qui a Caltech tutti sono quello che possono e vogliono essere”, ci racconta con evidente entusiasmo. “Ci sono alcuni che girano senza scarpe, io sono sempre la ragazza che corre con i fogli, quasi li perde, con i miei occhiali… sono così. E il bello è che un po’ tutti sono quello che possono essere e che vogliono essere”.

L’ambiente di Caltech ha avuto un impatto trasformativo su di lei, aiutandola a superare molte delle sue difficoltà sociali. “Se mi vedessero adesso persone che mi hanno conosciuto, vedrebbero un’altra ragazza”, ci confida. “Una ragazza che oltre a tutte le attività accademiche riesce anche a collaborare con gli altri, a creare amicizie e rapporti estremamente positivi”. Ha persino creato un club di equitazione all’università, con l’obiettivo di aiutare altri studenti a superare le loro paure sociali attraverso il rapporto con i cavalli.

Ma Camilla guarda già al futuro. Il suo obiettivo è diventare una ricercatrice clinica nel campo dell’oncologia. Sta già lavorando in diversi laboratori e ha ricevuto inviti per fare shadowing in ospedali prestigiosi come Stanford. “Curare il cancro sembra una frase fatta”, ci dice con una serietà che colpisce, “però anche un piccolo step, anche una piccola cura, anche un piccolo gene può fare la differenza. E sarei grata se potessi scrivere quel capitolo”.

Insomma, amiche, ascoltando la voce di Camilla, abbiamo percepito qualcosa di speciale: la determinazione di una giovane donna che ha trasformato le sue difficoltà in punti di forza, che ha avuto il coraggio di seguire la sua strada anche quando questa l’ha portata dall’altra parte del mondo. La sua storia è un messaggio potente per tutte noi: le caratteristiche che oggi possono sembrare problematiche nei nostri figli – che sia l’iperattività, la difficoltà nelle relazioni sociali, o l’incapacità di fermarsi – potrebbero essere proprio quelle che li porteranno a realizzare i loro sogni più grandi.

Come ci ha detto Camilla, citando un detto che ha imparato a Caltech, “la vita è Life Unfolds, si snoda”. A volte, forse, il nostro compito di genitori è semplicemente quello di dare ai nostri figli le radici per crescere e le ali per volare, proprio come hanno fatto i genitori di Camilla. Il resto, come ci insegna la sua storia, verrà da sé.

Complimenti Camilla, grazie per quello che fai e farai.

Camilla Fezzi alla Caltech

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