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Intervista a Francesca Caon

Dopo una formazione iniziale all'Accademia del Teatro Stabile del Veneto, ha avuto l'opportunità di partecipare a diverse trasmissioni televisive in RAI e di contribuire a eventi cinematografici. Autrice del libro "I Dieci Comandamenti delle PR," edito da ROI Edizioni, ha collaborato con diverse testate giornalistiche, tra cui Linkiesta, Fortune Italia e Huffington Post

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Francesca Caon, giornalista e specialista di PR, ha intrapreso un percorso professionale ricco e variegato. Dopo una formazione iniziale all’Accademia del Teatro Stabile del Veneto, ha avuto l’opportunità di partecipare a diverse trasmissioni televisive in RAI e di contribuire a eventi cinematografici. Queste esperienze l’hanno portata a fondare la sua agenzia, CAON Public Relations, con l’idea di portare un contributo fresco e innovativo al settore delle PR in Italia. Le sue collaborazioni internazionali, tra cui enti governativi spagnoli e protezioni civili europee, le hanno fornito una visione ampia e cosmopolita del mondo della comunicazione. Autrice del libro “I Dieci Comandamenti delle PR,” edito da ROI Edizioni, ha collaborato con diverse testate giornalistiche, tra cui Linkiesta, Fortune Italia e Huffington Post. Dopo aver vissuto tre anni in Spagna, vive oggi a Milano.

Ciao Francesca, guardando il tuo sito francescacaon.info si evince come tu sia una persona pragmatica e orientata al risultato. Come riesci a bilanciare questo approccio con la creatività necessaria nel mondo del marketing digitale?

Credo che pragmatismo e creatività non siano due tratti di personalità in conflitto tra loro, ma due facce della stessa medaglia. Il mio background teatrale e nell’organizzazione di eventi cinematografici mi ha insegnato l’importanza di dar vita ad un racconto emotivamente coinvolgente, mentre la mia esperienza nel giornalismo e nelle PR ha impresso in me una mentalità analitica. Unisco questi elementi per creare strategie di comunicazione che siano tanto creative quanto efficaci.

Hai ottenuto risultati straordinari, cosa ti ha spinta ad aprire ai videocorsi e agli Ebook?

L’obiettivo è sempre stato quello di democratizzare la conoscenza nel campo delle PR, avvicinando questa affascinante professione ad un pubblico più vasto con mezzi più accessibili. Si tratta di un’estensione naturale del mio libro, “I Dieci Comandamenti delle PR,” per offrire un ulteriore spazio di approfondimento, personalizzando le strategie di comunicazione.

Negli ultimi 15 anni il mondo ha vissuto una rivoluzione industriale paragonabile a quella del XVIII secolo e noi ne siamo testimoni. Possiamo tranquillamente dire che ci sia un prima e un dopo. L’avvento di internet su larga scala, gli smartphone e i social network hanno cambiato tutto. Secondo la tua visione, cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo decennio?

La prossima decade sarà caratterizzata da un’accelerazione ancora maggiore nei settori dell’IA, della sostenibilità e della realtà virtuale. Tuttavia, credo che la vera sfida sarà etica e non tecnologica. La domanda che dobbiamo porci è: come utilizzare questi potenti strumenti in modo responsabile e inclusivo? Le aziende più lungimiranti saranno quelle che riusciranno ad integrare etica e innovazione, due pilastri fondamentali della loro strategia.

A tal proposito, cosa ti senti di suggerire agli adolescenti in procinto di cominciare gli studi superiori e che tra una decina d’anni cominceranno a lavorare?

La mia raccomandazione è di coltivare una mentalità olistica. Concentratevi non solo sulle competenze tecniche ma anche su quelle trasversali, o soft skills, come la comunicazione, il pensiero critico e l’etica. Viviamo in un mondo interconnesso, e la capacità di muoversi agevolmente tra diversi settori e discipline sarà sempre più preziosa.

Tema lavoro e impresa. Quali sono le principali sfide che vedi emergere nel mondo del digital marketing e come suggeriresti alle aziende di affrontarle? E già che ci siamo ci racconti qualcosa della tua agenzia?

Le sfide del digital marketing sono in continuo mutamento, dalla SEO all’adattamento ai nuovi algoritmi dei social media. Tuttavia, la sfida fondamentale rimane l’autenticità, cioè riuscire ad essere veri e spontanei in un mondo digitale spesso superficiale ed artefatto. Consiglio alle aziende di investire in storytelling e in analisi dei dati. La mia agenzia, CAON Public Relations, si impegna a costruire strategie di comunicazione che incarnano questi principi, sfruttando al meglio entrambi gli aspetti per generare risultati significativi.

Ne abbiamo accennato prima, ci dici del tuo libro edito da ROIEDIZIONI?

Il libro “I Dieci Comandamenti delle PR” è nato dalla volontà di fornire una guida pratica e concisa sul mondo delle pubbliche relazioni. Penso sia una bussola indispensabile per navigare all’interno del complicato ecosistema della comunicazione d’impresa, soprattutto in Italia, dove il campo delle PR è ancora poco compreso.

Qual è la tua opinione sull’etica nel digital marketing, in particolare riguardo alla privacy degli utenti e alla trasparenza nella pubblicità?

L’etica nel digital marketing è non solo un dovere ma anche un’opportunità. Aziende che investono nella trasparenza e nel rispetto della privacy si guadagnano la fiducia del pubblico e, di conseguenza, una buona reputazione. L’era dei dati massivi comporta grandi responsabilità e le aziende devono essere all’altezza di queste sfide etiche.

Gli ultimi anni hanno obbligato tante famiglie e digitalizzarsi. La condizione che tutto il mondo ha vissuto ha fatto emergere lacune strutturali incredibili. In tutto questo, non pensi ci siano grosse opportunità di business con servizi legati alla famiglia?

Assolutamente, la pandemia ha esposto lacune strutturali nel nostro rapporto con la digitalizzazione, soprattutto per le famiglie. Occorre colmare anche nel nostro Paese il digital divide, sia tra persone in situazione di povertà e persone benestanti, sia tra le diverse generazioni. Vedo un enorme potenziale in servizi che facilitano la vita digitale familiare, dall’educazione online alla telemedicina.

 

A proposito di famiglia, stiamo facendo questa intervista poco dopo la polemica della “pesca”. A tuo avviso, quanto è stato voluto dai creativi e quanto al caso? Esselunga come ne esce?

La polemica, innescata principalmente da figure politiche, sembra sorgere da un malinteso. Il brief fornito da Esselunga ai creativi era inequivocabile: il messaggio centrale doveva essere che “ogni spesa è importante”. Optando per narrare la storia di una coppia separata con una bambina, i creativi non hanno fatto altro che trarre ispirazione da una realtà contemporanea. I creativi agiscono spesso come antenne sensibili alle tendenze correnti; come dice Annamaria Testa, sono “esperti lanciatori di freccette” che cercano di stabilire connessioni inedite tra concetti noti. E i risultati parlano chiaro: la campagna pubblicitaria ha avuto un impatto positivo per l’azienda della famiglia Caprotti. I dati dell’Osservatorio sulla brand reputation online, basati sul monitoraggio sociale di Digimind, rivelano che nei soli primi tre giorni la campagna ha raccolto 17.544 pubblicazioni e 1.411 contenuti distribuiti su vari social come X, Facebook, Instagram, Youtube, Linkedin e Reddit.

Infine, ci piacerebbe sapere cosa bolle in pentola e se c’è qualche novità che ti riguarda che vuoi raccontare alle nostre lettrici.

Sto lavorando a nuovi progetti che combinano le mie passioni per il giornalismo e le pubbliche relazioni. Senza svelare troppo, posso dire che si tratterà di iniziative che mirano a colmare il divario tra questi due mondi, offrendo una prospettiva unica e innovativa.

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